Nel contesto dell’analisi di uno dei fenomeni sociali più controversi del nostro secolo, quello delle migrazioni, il Convegno Le migrazioni degli Italiani: adattamento alla crisi o nuova emigrazione, tenutosi in modalità telematica all’Accademia dei Lincei il 29 ottobre 2020, cerca di fare chiarezza sul caso – speculare a quello dell’immigrazione – della emigrazione degli italiani all’estero, nuovamente in crescita dopo l’esaurirsi della storica migrazione iniziata con l’unità d’Italia. I dati sono consistenti: secondo l’anagrafe, gli italiani emigrati sono raddoppiati da 50.000 nel 2011 a 100.000 nel 2015 e saliti a 120.000 nel 2019.
Si tratta soprattutto di giovani, con un buon grado di istruzione e diretti in prevalenza verso gli altri paesi europei. Molte le domande sulle ragioni del fenomeno. Forse la crisi economica e sociale strutturale rende il paese meno attrattivo per i giovani italiani? Oppure è la fisiologica conseguenza dell’integrazione economica e sociale tra paesi sempre più stretta, a produrre un aumento della mobilità internazionale? E, infine, in che misura l’Italia esporta talenti più di quanti non ne accolga, perdendo così prezioso “capitale umano”? Alcuni interventi delle due sessioni del Convegno, introdotti dalla panoramica del Linceo Massimo Livi Bacci, indagano questi aspetti, nel campo della potenzialità e delle lacune del sistema conoscitivo atto a delineare un fenomeno così complesso (Gian Carlo Blangiardo, Presidente Istat, Roma); in quello della mobilità internazionale degli italiani e delle connesse motivazioni e aspettative (Alessandro Rosina, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano); nel campo cruciale della ricerca e dell’Università, con la migrazione e la diversificazione delle carriere dei ricercatori italiani (Mario Pianta, Scuola Normale Superiore, Firenze) e con l’analisi del particolare caso, nuovo e storico insieme, degli italiani in Germania (Edith Pichler, Universität Potsdam).